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UNA MONUMENTALE TORRE AFFIORA A SAN CAPRASIO
C’è un nuovo enigma archeologico tra le mura del complesso di San Caprasio: sotto il pavimento del teatrino realizzato intorno al 1970 sono affiorati i resti di una monumentale torre, con murature larghe quasi due metri, realizzata con grandi pietre squadrate non ancora messe completamente in luce.
Quello che si vede nella foto è l’interno del piano terra : il bel paramento della muratura è realizzato con pietre di fiume squadrate, disposte regolarmente, mentre la pavimentazione è realizzata con grandi piastroni di pietra scistosa, simili a quelli che ricoprivano le tombe medievali.
Quale fosse l’esatta funzione di questa torre è ancora da accertare: è stata realizzata certamente da maestranze con grandi capacità costruttive, probabilmente venute da fuori. Un’ ipotesi potrebbe far risalire la costruzione della torre, eretta con probabile funzione di campanile, ma anche di rifugio in caso di pericoli, alla prima metà del 1200. In quel periodo l’abate di Aulla è ancora molto potente: ha venduto al comune di Piacenza importanti poderi di proprietà della chiesa di Albareto ( nell’ oltre Appennino parmense) e con il ricavato ha rifatto il chiostro, dove ha chiamato a lavorare lo scultore Oberto Ferlendi, che probabilmente fu anche, come accadeva nel medioevo, un apprezzato costruttore. In quei primi anni del 1200 non era stato ancora costruito il campanile attuale, che sarà inserito nell’abside solo dopo il 1209: una data sicura, perché quando si è rifatto il pavimento dell’abside nella calce è stata deposta, forse a scopo propiziatorio, proprio una moneta di Parma di quell’anno.
Quell’abate impegnato a rinnovare il chiostro e a dotarlo di pregevoli sculture potrebbe essere il committente di una importante torre campanaria, che in caso di necessità potesse assumere funzione difensiva e di riparo in un periodo nel quale Aulla era teatro di contese aspre tra Malaspina e i Vescovi di Luni. Solo da uno scavo archeologico potrebbero arrivare elementi per una datazione e maggior conoscenza del suo utilizzo, ma questo spetterà alle future generazioni: oggi non ci sono risorse per andare oltre una documentazione del manufatto e forse per il futuro immediato sarà possibile lasciare a vista solo brevi tratti di muratura.
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La solenne dedicazione dell'altare di San Caprasio a conclusione del decennio di restauri
di Riccardo Boggi
L'ultima volta era stata tra l'anno mille ed il millecinquanta, quando un abate a noi sconosciuto ed il vescovo di Luni sigillarono sotto l'altare della chiesa da poco ampliata le reliquie di san Caprasio la cui presenza, col passare dei secoli, rimase fissata nella memoria del popolo aullese, lasciando dubbiosi storici ed ecclesiastici. Poi , nel 2003, gli aullesi vissero l'emozione del rinvenimento del loro Santo e ne salutarono la designazione a patrono del tratto diocesano della via Francigena, ma nessuna partecipazione emotiva è stata grande quanto quella vissuta domenica scorsa nel momento in cui il vescovo monsignor Giovanni Santucci, don Giovanni Perini e il cerimoniere don Samuele Agnesini hanno deposto e richiuso sotto il nuovo altare della chiesa la cassa con le reliquie del patrono. Con il solenne pontificale che ha accompagnato la dedicazione dell'altare della chiesa abbaziale, dopo un decennio di lavori di studio e restauro, alla comunità aullese il vescovo ha consegnato non un semplice luogo materiale dove si rinnovano ogni giorno il sacrificio della croce ed il mistero della redenzione, ma il fulcro della Chiesa intesa come comunità dei credenti e la mensa spirituale che richiama i fedeli ad un impegno quotidiano nella risposta al messaggio cristiano ed all'esempio che ci viene dalla vita dei Santi.
In una chiesa spoglia e senza luci hanno fatto ingresso i celebranti e, dopo la deposizione della cassa con le reliquie di san Caprasio, il vescovo ha sparso sulle cinque croci incise nella lastra di marmo dell'altare ( simbole delle cinque piaghe di Cristo in croce) l'olio crismale, poi, assieme alle invocazioni delle litanie dei Santi, l'incenso acceso al centro dell'altare ha simbolicamente portato al Cielo la preghiera della comunità. Con la vestizione dell'altare, l'accensione delle candele, simbolo della luce di Cristo e l'omaggio dei fiori, ha avuto inizio la prima celebrazione eucaristica nel nuovo altare.
Il suggestivo rito della dedicazione si è svolto alla presenza di numerosi sacerdoti della diocesi, del sindaco di Aulla Roberto Simoncini, del sindaco di Pontremoli Lucia Baracchini e dell'onorevole Lucio Barani, dell'architetto Gabriele Nannetti, in rappresentanza della Soprintendenza ai Beni Culturali, della'rchitetto Mauro Lombardi progettista e direttore dei lavori. Dopo la celebrazione dell'eucarestia don Giovanni ha dato lettura di un messaggio dell'assessore alla cultura della Regione Toscana ed ha ringraziato tutte le ditte che hanno lavorato con intelligenza e dedizione ai lavori di restauro, gli enti locali, le fondazioni bancarie e le istituzioni che hanno finanziato l'intervento, le istituzioni culturali, le soprintendenze, i volontari che hanno aiutato nei giorni dell'alluvione. Il sindaco Simoncini ha espresso la soddisfazione del comune per i risultati raggiunti e gli architetti Nannetti e Lombardi hanno sintetizzato il frutto di dieci anni di lavori e positiva collaborazione con don Giovanni Pasquelli prima e, dal 2003, con don Giovanni Perini.
Al termine della cerimonia le ditte Mugelli e Zoccolini di Firenze hanno offerto un buffet preparato dalla Strada del Vino dei colli di Candia e della Lunigiana.
Un filmato e una postazione multimediale per la rinascita del museo di San Caprasio finanziati dai Lions
di Riccardo Boggi
Un abate benedettino apre le porte di San Caprasio, vi accoglie con le parole della Regola e poi vi accompagna in uno spettacolare ed emozionante viaggio nella millenaria storia dell’abbazia che si percorre tra immagini di un’inedita Aulla ripresa dal cielo, vedute dell’area archeologica e la suggestiva rievocazione dell’arrivo delle Reliquie del Gruppo storico della Spada.
E’ questa la trama del filmato realizzato per volere dei Lions Club di Pontremoli-Lunigiana, che hanno impegnato importanti risorse, a partire dal recupero degli impianti di riscaldamento, per la rinascita del Museo di San Caprasio, sconvolto dall’alluvione dello scorso anno.
Domenica prossima, 9 settembre, alle 18,30 il filmato sarà presentato nel teatrino parrocchiale di San Caprasio alla presenza del PastGovernatore Michele Manzarri e del Governatore attuale Marcello Marziani, con gli interventi degli autori della Virtual Heritage Network di Roma, che ha realizzato musei virtuali a Teramo e Roma, oltre a mostre nel settore della valorizzazione dei beni culturali.
Oltre al filmato domenica si vedrà anche una dimostrazione della postazione multimediale che Lions hanno finanziato e sarà facilmente utilizzabile per ripercorrere, passo dopo passo, gli interventi decennali di scavo e recupero dell’abbazia e conoscere i dettagli dei ritrovamenti, le caratteristiche e datazioni dei singoli reperti esposti nel museo.
L’impegno dei Lions per il recupero della più antica e importante memoria storica di Aulla proseguirà, nel periodo di Natale, con la pubblicazione di un libro dedicato alla storia dell’abbazia e del suo museo dove , nel contesto della ripresa attuale della Via Francigena, prosegue la millenaria tradizione di ospitalità spirituale e accoglienza. Il libro conterrà anche alcuni saggi inediti ed alcune testimonianze di cittadini che hanno vissuto il dramma dell’alluvione.
Aulla (Ms), dopo l’alluvione dello scorso autunno
San Caprasio, il gioiello romanico risorto dal fango
di Elena Percivaldi
Aulla è una città della Lunigiana che poco ha a che spartire con i borghi severi e arroccati, tutti di pietra, che caratterizzano questa regione di confine che sembra fuori dal tempo. Capannoni industriali, centri commerciali, palazzoni anonimi cresciuti come funghi durante il boom, una viabilità caotica dovuta alla necessità di far convivere l’antico (un ampio tratto della via Francigena, il sentiero dei pellegrini) con le esigenze dello sviluppo moderno. [image:image-1]Ma per chi sa andare oltre le apparenze, Aulla riserva un autentico gioiello architettonico e spirituale, l’abbazia di San Caprasio, divenuta insieme ai ponti crollati con la piena uno dei simboli della devastazione, ma anche della rinascita, della Lunigiana dopo la tremenda alluvione che l’ha travolta lo scorso autunno portando con sé vite umane, storie e speranze. Visitarla oggi, a quasi nove mesi dal disastro, equivale a fare un doppio pellegrinaggio: spirituale e umano. Sì perché se da un lato la chiesa e l’annesso museo conservano - magnificamente - tesori straordinari, dall’altro è l’esperienza umana di chi questi tesori ha salvato dal fango a colpire, a commuovere e insieme a dare speranza.
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La chiesa, dapprima dedicata a Santa Maria, fu costruita alla fine del IX secolo per volere del marchese Adalberto I e a lavorarci, con tutta probabilità, chiamò maestranze venute da lontano, forse dalla Lombardia: lo dimostrerebbe la splendida fattura di alcuni capitelli con i tipici motivi a intreccio e i simboli (l’aquila del Cristo, il demonio tenuto a freno) così frequenti in tutte le chiese romaniche, veri e propri "bestiari medievali" che parlavano con la forza delle immagini a chi non sapeva leggere e il latino non lo capiva più.
Ma cosa c’entra Caprasio, un monaco vissuto e morto a Lérins, in Provenza nel V secolo, con Aulla? A legarlo per sempre alla Lunigiana fu una parente di Adalberto, che aveva ampi possedimenti in Provenza e voleva salvarne le ossa dalle incursioni dei saraceni. I resti, collocati in una cassetta di legno, giunsero ad Aulla per essere sistemati nella chiesa che da quel momento avrebbe cambiato nome. Successivamente, le ossa furono trasferite in un sarcofago più grande e in seguito esposte alla venerazione dei fedeli, dove si trovano tuttora.
Se il santo è ancora lì al suo posto è per un vero e proprio miracolo. La chiesa, stretta tra il fiume Magra e il torrente Aulella, è stata investita dalla piena che lo scorso autunno ha devastato la regione. Le volontarie che tengono aperto il museo e organizzano le visite guidate ci hanno raccontato come le reliquie siano finite nel fango insieme a tutti i tesori del museo - ex voto, croci che accompagnavano i defunti nel loro ultimo viaggio, fibbie longobarde, spilloni per capelli, una conchiglia che accompagnava (come di consueto) un ignoto pellegrino che era stato addirittura a Compostela...
Parlavano commosse di quando, filtrando l’acqua con dei colini da pasta, come dei cercatori d’oro, si siano messe in salvo le monete e recuperati gli ossicini. Di come la cittadinanza, benché provata (molti hanno perso tutto), si sia stretta, bambini compresi, attorno alla sua chiesa martoriata e, badili alla mano, tutti insieme l’abbiano liberata dalle macerie e dal fango. Hanno fatto un lavoro che nemmeno tutto l’oro del mondo potrà mai ripagare. Perché salvando da quel fango il loro santo, reliquie e cimeli la gente del posto ha capito che stava salvando, prima di tutto, la sua identità.
medievista